lunedì 2 agosto 2010

Da IlMachete.it - Cartolina da Lisbona


02.08.2010 -

Lisbona, per me, si sveglia coi rugiadosi profumi mattutini del parco EdoardoVII che attraversano a raffiche Praça Marques de Pombal e si stiracchia fino all’Avenida da Liberdade in direzione Rossio.
In un cielo limpido, spruzzato da nuvole spettinate, mi incammino verso il mio incontro speciale con Teresa Salgueiro a Baixa.

Superata lestamente Praça dos Restauradores, la scorgo già da lontano, bella nel suo vestito rosso carminio e le labbra disegnate in un viso da madonna galiziana. Col cuore in corsa, dopo una stretta di mano ed un abbraccio, decidiamo per uno spuntino al Ribadouro.
Ordiniamo “sardinhas assadas” e un bicchiere di Madeira a testa, mentre, tra uno scambio complice di sguardi, discutiamo di musica e dell’età d’oro dei Madredeus.
Mi racconta tutto, ma sono i suoi occhi scuri e profondi a parlare di più.
Finito l’almoço, ci dirigiamo all’Alfama, il quartiere che, affacciandosi sul Tago, brulica di odori e voci. Nello sventolio di mille bandierine sospese risuonano i fuochi sbiaditi della festa di Sant’Antonio, meno
poetici dei passi di Philip Winter in Lisbon story e della voce tersa di Teresa che canta, come una novella Rodriguez, la toccante Ainda.

Un’improvvisa malinconia mi assale per restituirmi immediatamente a Praça do Comércio e al suo gioioso Festival dos Oceanos, dove il volo degli uccelli tra i fili dei tram disegna traiettorie sghembe in un tramonto dissolto in lontananza dalla sagoma del Cristo Rei.
Allora vado in cerca di un caffè: da A Brasileira, in Rua Garrett al Chiado, mi siedo accanto ad un Pessoa dall’immota posa a vagheggiare il suo tempo migliore.
Forse, più tardi mi perderò tra bicos e tascas nel chiassoso Bairro Alto.

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