lunedì 2 agosto 2010

Da IlMachete.it - Concetto al buio di Rosario Palazzolo


Il buio è generalmente mancanza di luce, è talvolta associato al silenzio, ma, in
qualche caso, può anche prendere la forma di una stanza senza porte né finestre,
squarciata da urla afone, da parole impresse in un vecchio quaderno che gridano
vendetta. Di un buio fitto ed interiore narra “Concetto al buio”, secondo romanzo di
Rosario Palazzolo, pubblicato da Perdisa pop Editore per la collana Babele suite, il
cui nucleo principale ruota intorno ad un ripugnante segreto talmente sconvolgente
da suscitare una rabbia incontrollabile e al tempo stesso irritante, così abietto da
far fuggire persino Dio, facendolo addirittura scomparire, per lasciare, al suo posto,
una persistente sensazione di stretta alla gola che non abbandona e avvince fino
all’ultima pagina. Nella penombra stagnante di una“ragionevole verità” e alla luce
evidente di infami soprusi, un tredicenne diventa, in un sapiente e arguto intreccio
narrativo, una sorta di uno e trino, vittima e testimone di una tragedia familiare che
chiude un cerchio infausto e maledetto sullo sfondo di una Palermo”storica” che
evapora, in un’apparente normalità, al cospetto di santi veri e finti predicatori.
La narrazione forte di una scrittura serrata, che offre il fianco a ben orchestrati
depistaggi, restituisce l’esatto timbro di una piccola” voce di strada” che travolge,
affonda come lama nei bordi di una ferita, a volte si stempera, raggiungendo lo zenit
nei memorabili passaggi che racchiudono i dialoghi impertinenti e dissacratori con
un Gesù, imputato e quasi condannato in contumacia, e che finiscono per restare
nella coscienza di chi legge come un urlo munchiano distorto.

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